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Non si finisce mai di imparare. Stavolta bisognerebbe cominciare col dire che il Montesacro non fu a Bari, ma nella res pubblica dei templari della Porta Maiori, fra Civitate Siponto e Civitate del Monte S. Angelo che i longobardi beneventani chiamavano Civitate Monte: la Montagna di oggi. Il libro ripercorre le tappe del giovane spurio Manfredi Lancia, riconosciuto di Svevia, dal padre imperatore Federico II e le fasi della vita che lo portarono alla fondazione di una città tutta sua. C'è da dire che la sua cultura e i suoi possedimenti erano già una ricchezza di famiglia, per via delle conquiste in Lombardia e nel Piemonte, dove sarebbe nato. Da qui l'amicizia fin da giovani con Beatrice di Savoia che divenne ella stessa dote appetitosa dopo la vedovanza col primo marito, l'omonimo Manfredi del marchesato di Saluzzo. Ma non è vero che ne seguirono interminabili scaramucce col Papa, legate più al fratellastro Corradino, perché alla morte dello Stupor Mundi, Manfredi è vicario della Chiesa che ha rioccupato quasi tutto il reame. La nascita di Costanza a Catania rappresenta la sottomissione al Papa in cambio della Corona, ostacolata dai parenti. Da qui la voglia di Manfredi di mettere in atto tutta la sua arguzia e di giocare col popolo che prese ad amarlo per le sue "stravaganze", fra strabotti e poesie, che certo un re indirizzato alla guerra non avrebbe fatto. L'idea di far nascere una città propria, a cominciare dal nome, rappresenta comunque la fine di un'epoca e la voglia di far nascere un regno autonomo nella sua Puglia, nei luoghi antichi che videro il primo trono tricaricense in assoluto. Da qui il soffocamento della tradizione, l'annullamento della storia religiosa e sacra del Gargano e il distaccamento dalla cultura di quello che fu il Montesacro di Siponto, consegnando all'oblìo le antiche Beneventana e Sipontina Civitate, dei documenti longobardi di Santa Sofia delle monache di Lesina, già parzialmente affossate dai terremoti e dalla parziale ricostruzione che a suo tempo cancellò i luoghi di Canne per consegnarli ai nuovi quartieri di Barletta. Questo libro è una passeggiata storica degli autori sul tracciato del cronista coevo, che è Matteo Spinelli, non tanto per riscoprire gli annali, già studiati da molti, quanto per capire in che modo vivevano questi regnicoli del 1200, distaccati improvvisamente dalla tradizione religiosa del Montesacro, per essere proiettati nella nascita di una nuova capitale, Manfredonia, che comunque non avrà ragione di esistere perché nessuno è eterno, nemmeno i Papi e tantomeno i Re.